Gente di sinistra
Siamo gente senza destrezza; gente sinistra, capace di sferrare un tiro mancino. Gente come voi, ma gente diversa da voi; siamo… Gente di sinistra!
Tranquilli, ragazzi, la campagna elettorale è finita! Ma a pensarci bene, anche questa è una scelta di campo che spacca in due la società.
Di là c’è chi telefona, chi scrive, chi ritaglia; di qua c’è chi si avviluppa con il cavo della cornetta, chi si fa venire i crampi alla mano, chi si affetta le dita; di là è il mondo della destrezza, di qua quello del mancinismo, ovvero le gioie e i dolori di vivere in un mondo alla rovescia.
Il mancinismo, ovvero il prevalere per forza, rapidità e precisione dei movimenti della mano sinistra su quella destra, coinvolge circa l’11% della popolazione mondiale: più gli uomini (12,6%) delle donne (9,9%), più i giovani (13%) degli anziani (6%); ancora, esistono un mancinismo podale (20%), uno oculare (30%) ed uno uditivo (40%).
Questione di emisferi
Per spiegare il fenomeno del mancinismo sono state avanzate diverse ipotesi: tra le più fantasiose segnaliamo quella denominata “scudo e spada”, che sostiene che gli antichi guerrieri mancini, impugnando lo scudo con la destra, fossero impossibilitati a difendere il lato sinistro del corpo, cioè il cuore; nel corso dei secoli questa loro maggiore vulnerabilità avrebbe prodotto una sorta di selezione nella popolazione.
Al contrario, tra le ipotesi scientificamente più plausibili, citiamo quella formulata da Previc e conosciuta come “vestibolo-monoaminergica“; secondo questa teoria, la posizione assunta dal feto negli ultimi tre mesi di gestazione sarebbe determinante nell’insorgere o meno del mancinismo: come molti sanno, ogni metà del corpo è comandata dell’emisfero cerebrale opposto (emisfero sinistro per la parte destra, e viceversa); ebbene, un feto normalmente posizionato rivolge l’orecchio destro verso l’esterno della pancia della mamma; in questa posizione l’orecchio destro, e di conseguenza l’emisfero sinistro, verrebbero maggiormente stimolati dai suoni ambientali circostanti rispetto all’orecchio sinistro (emisfero destro), provocando quindi la dominanza dell’intero lato destro, manualità compresa.
Pensare per immagini
Ma l’ipotesi più diffusa e comunemente accettata è sicuramente quella di Geschwind e Galaburda, che indica negli anomali livelli di testosterone propri dei mancini la causa dell’inversione della dominanza emisferica; ora, si dà il caso che i due emisferi cerebrali non siano funzionalmente identici; infatti, mentre quello di sinistra presiede al linguaggio e al pensiero logico ed analitico, quello destro è deputato a funzioni percettivo-spaziali che investono il senso dell’orientamento nello spazio, delle creazioni artistiche, della capacità di cogliere la realtà nel suo insieme anziché scomporla nei suoi diversi elementi.
Ai mancini questa ipotesi piace tanto perché spiega la nostra peculiarità di pensare per immagini anziché per concetti: ad esempio, per un mancino, la somma 2+2 non si risolve con una operazione di logica matematica, quanto piuttosto con la visualizzazione mentale di due oggetti accostati ad altri due; l’apprendimento del contenuto di un testo non viene realizzato attraverso la memorizzazione dei vari concetti, ma con la realizzazione di “fotografie” psichiche delle varie pagine; il disegno e le attività artistiche in genere ci comportano esclusivamente un lavoro di trasposizione di un’immagine dalla mente al supporto materiale.
Ma l’ipotesi di Geschwind e Galaburda ci piace anche perché, facendoci sentire in qualche modo speciali, fa giustizia di secoli di discriminazioni: come i vocaboli italiani “sinistro” e “mancino“, in molte altre lingue i termini che indicano le persone mancine hanno una connotazione di valore negativo: così il francese “gauche” significa goffo; l’inglese “left-handed”, impacciato; il greco “skaios“, nefasto; il tedesco “links“, maldestro; lo spagnolo “no ser zurdo“, letteralmente “chi non è mancino“, significa “intelligente“; ai primordi del cristianesimo si credeva che quella sinistra fosse la mano usata dal diavolo; nel teatro greco, i personaggi cattivi e i messaggeri di sventure entravano in scena dalla parte sinistra del palco; i romani inventarono il saluto con la destra, come dimostrazione di fiducia nell’offrire la mano non armata e ancora, era considerato offensivo entrare in casa di un ospite con il piede sinistro; insomma, in mondo destro non ci ama: non per disprezzo, ma perché, in realtà, ha paura di noi.
L’immaginazione al potere
Certo, ridono di noi quando a scuola guida grattiamo le marce per colpa della leva del cambio messa a destra: ma poi diventiamo come Ayrton Senna o Valentino Rossi, e tutti si rimangiano le risate; ci prendono in giro perché abbiamo difficoltà ad impugnare matite ed attrezzi, ma ammirando la Gioconda (Leonardo da Vinci), la Pietà (Michelangelo) o Guernica (Picasso) restano tutti senza parole; ci sfottono perché cincischiamo con il pallone tra i piedi, ma anche la difesa con più destrezza al mondo avrebbe qualche grattacapo ad affrontare una linea d’attacco Cruyff, Pelè, Maradona, Gullit, Romario e Van Basten, tutta rigorosamente mancina; ci creano mille problemi con strumenti, spartiti e diteggiature destrimani, ma davanti a David Byrne o a Kurt Cobain, a Jimi Hendrix o a Phil Collins, a Paul Mc Cartney o a David Bowie, a Robert Plant o a Johnny Rotten, signori giù il cappello.
Vivere in un mondo all’incontrario certo ci crea qualche difficoltà, ma con creatività coraggio ed orgoglio (per intendersi quello di Einstein o di Fidel Castro, di Lewis Carrol o di Napoleone, di Churchill o di Nietzsche, di Giulio Cesare o di Bill Gates, di Alessandro Magno, di Neil Armstrong o di Kant) il mondo può essere ribaltato a nostra immagine; e quando quel bambino, intimidito dalla sua diversità, si trasforma in Tom Cruise o in Dan Aykroyd, in Steve McQueen o in Charlie Chaplin, in Marilyn Monroe o in Robert DeNiro, in Greta Garbo o in Julia Roberts, in Mickey Rourke o in Sylvester Stallone, in Keanu Reeves, in Bruce Willis o, per strafare, nella rana Kermit, beh, allora non c’è proprio più storia.
E se da tutto ciò è possibile ricavare una morale, questa forse potrebbe essere: a qualunque minoranza apparteniate, non chiedete di essere considerati normali: la normalità è una cosa noiosa per gente comune. Osate, mirate in alto, puntate all’eccellenza: solo essa vi merita.
di Fabrizio Pezzana