Alla scoperta della lateralità

Generalmente si distinguono i destri ed i mancini attraverso la mano dominante, ma questa varia in funzione della parte del corpo. Così si può essere destri della mano e mancini dell’occhio e viceversa.

Certe lateralità incrociate saranno anche più efficaci nello sport. Perché? La lateralità è un settore appassionante della ricerca che, purtroppo, esce raramente dai laboratori.

In questa pagina non abbiamo l’ambizione di esaurire l’argomento, ma solamente di aprire alcune porte perché, progressivamente, si prendano in considerazione questi parametri nella pratica di campo. Ciò ci permetterà di correggere certi errori. Un esempio?

Per anni si sono forzati i bambini a scrivere con la mano destra. Il risultato era disastroso. Poi si è percepito che era meglio lasciare scegliere liberamente e le cose migliorarono. Nello sport attuale non si è ancora realizzata questa rivoluzione.

Si ignorano certi tipi di lateralità e che vengono spesso contrariate da un insieme di pratiche rigide e mal adattate.

Un professore di educazione fisica, per esempio, sarà tentato di proporre degli esercizi in funzione della propria tipologia di lateralizzazione, sia disegnando un percorso nella pallacanestro o mettendo i tappeti a destra o a sinistra delle parallele.

L’esercizio diventa allora più difficile per alcuni allievi rispetto ad altri.

Un migliore approccio alla lateralità permette semplicemente di rendersene conto. All’occorrenza, aiuta anche all’individuazione e all’orientamento dei giovani talenti.

Per esempio, si è percepito che le lateralità incrociate mano-occhio sono particolarmente frequenti tra i giocatori di tennis di alto livello.

Si osserva anche che ci sono molti mancini tra i portieri di calcio e pochi tra gli astisti. Vedremo in dettaglio le differenti ipotesi che cercano di spiegare questo fenomeno.

Infine, lo studio della lateralità permette di ottimizzare la performance, sia rinforzando il gesto che tiene conto del senso naturale di rotazione (ginnastica, pattinaggio), sia incoraggiando l’atleta a lavorare sui punti più deboli perché acquisti progressivamente una forma di ambidestria delle mani o dei piedi, in particolare molto utile negli sport di combattimento o di palla, come nella pallacanestro. Ma anzitutto familiarizziamoci con alcuni dati scientifici.