Le preferenze del piede
Per il piede il test di lateralità più significativa resta la prova dello shoot (calciare). Con quale piede si colpisce il pallone?
Bisogna ripetere l’esperienza parecchie volte e l’indecisione persiste nell’1-4% dei casi, altrimenti i risultati variano molto secondo le popolazioni.
Per esempio l’81% dei giocatori di tennis utilizza il piede destro, contro il 92% degli studenti e professori di educazione fisica.
In generale, il piede e la mano dominanti sono nello stesso lato. Non è questo sempre il caso, soprattutto nei mancini.
Un terzo tra loro calciano con il piede destro. Il contrario è più raro, tranne nel calcio ad alto livello dove i destri di mano/mancini di piede sono molto presenti.
Secondo alcuni autori, ciò riguarderebbe tra il 50 e l’80% degli effettivi. Tali autori notano anche che, perfino con un allenamento tecnico importante, i mancini di piede si servono meno dell’altro piede rispetto ai destri di piede.
Tutti questi dati non sono sempre molto facili da interpretare.
Riassumendo, riteniamo che esiste una percentuale di lateralizzazione possibile e che, nella scheda di un atleta, si deve prestare a questa tipologia tanta attenzione quanto al suo peso, alla sua altezza, alla sua percentuale di massa grassa o alla sua capacità aerobica (VO2 max).
Sempre più chiaramente, appare anche che alcune tipologie si trovano meglio adatte alla pratica di alcuni sport. Tuttavia non bisognerebbe cadere nell’errore di considerare delle tipologie ideali o altre che sarebbero incompatibili con una pratica ad alto livello.
In effetti, l’uomo è dotato di una capacità di adattamento stupefacente. A parte la dominanza dell’occhio, è capace di invertire le tendenze e di rinforzare così bene le prestazioni dal lato presunto debole che finiscono con l’eguagliare quelle del lato forte.
Quanti calciatori hanno imparato a tirare di sinistro dopo una ferita alla gamba destra ed hanno finito per conservare questa preferenza anche dopo la guarigione?
Nello sport la tecnica non è una cosa fissata per sempre. Si devono continuamente reinventare dei gesti e chissà che un atleta non scoprirà delle nuove combinazioni efficaci che proverranno da una lateralizzazione poco classica.
Ricordiamoci di Dick Fosfury che scelse di saltare l’asticella di schiena, di John McEnroe che effettuava il servizio rivolgendo la schiena all’avversario, del lanciatore di peso Parry O’Brian che fu il primo a girarsi nell’area di lancio, o più recentemente ancora dell’astista americano Scott Huffman che passava una gamba al di sotto dell’asticella priva di ruotare in aria.
Non è una buona definizione del genio, apportare risposte completamente nuove a vecchi problemi?
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